ANZIANI ALLA GUIDA
di Lucia De Antoni/da PdE Studio Zuliani
Il progressivo invecchiamento della popolazione solleva alcune importanti questioni, quali il comportamento alla guida degli anziani, l’incidenza dello stato di salute sulla performance di guida, il rapporto tra età, stato di salute e incidenti stradali. Questo intervento vuole essere una prima analisi di un fenomeno che avrà un incidenza sempre maggiore.
Analisi del fenomeno
Molte ricerche in merito alla sicurezza stradale si stanno concentrando sul fenomeno degli anziani alla guida. Questo perché la percentuale della loro presenza è attualmente in aumento ed è destinata a aumentare sempre di più. Nella popolazione complessiva il segmento degli anziani è infatti quello destinato a crescere più degli altri. All’interno dei Paesi della OECD (Organization for Economic Co-operation and Development) ci si aspetta che nel 2030 una persona su 4 avrà dai 65 anni in su, previsioni dovute anche ai ben noti fenomeni della riduzione delle nascite e dell’aumento dell’età media di vita.
Il fatto di poter guidare ha un enorme ruolo nella società anche per quanto riguarda la qualità di vita percepita. Guidare è un buon indicatore di mobilità, buona salute e benessere. Il fatto di non poter guidare è invece considerato una limitazione nella capacità di controllo della propria vita, della mobilità e della indipendenza.
Contraddicendo molte credenze, per le persone anziane guidare non è un lusso, ma una necessità. Guidare una macchina diventa una aspetto fondamentale nella vita quotidiana perché permette di rispondere ai bisogni personali e agli obblighi sociali. Per la maggior parte delle persone anziane perdere la patente di guida non è solo un disagio ma un evento che genera stress e diminuisce l’autostima. Improvvisamente voi siete immobili e non potere andare da nessuna parte!
Questo fenomeno da tempo sta sollevando alcune questioni importanti, fra cui: in che modo lo stato di salute dell’anziano influisce sulla guida? Quali sono i collegamenti tra età, salute e incidenti stradali? Gli anziani alla guida sono dei guidatori insicuri?
Si dice che gli anziani alla guida costituiscano un grave rischio. Questo è vero solo in parte. Partendo dal presupposto che gli “anziani” non possono essere considerati un gruppo omogeneo, il rischio maggiore consiste nel fatto che esistono maggiori probabilità, in caso di incidente, che le conseguenze siano gravi, e ciò è dovuto principalmente a una maggiore fragilità generale insita nella loro condizione.
Inizialmente molte ricerche hanno affermato che i guidatori anziani sono meno sicuri, basando le loro conclusioni su analisi statistiche secondo le quali questa categoria va incontro a un maggior numero di incidenti stradali per chilometri percorsi. Recentemente è stato comunque dimostrato che questi studi non controllavano una variabile importante, cioè gli effettivi chilometri percorsi. Guidatori più anziani e guidatori più giovani hanno guidato lo stesso numero di chilometri e hanno subito circa lo stesso numero di incidenti. Gli studi originari si basavano su una media dei chilometri guidati e non consideravano le effettive abitudini di guida.
Le persone anziane, in generale, guidano meno ma, cosa ancora più importante, effettuano meno viaggi lunghi. I guidatori anziani fanno più viaggi brevi all’interno di aree urbane maggiormente congestionate, dove la percentuale complessiva di incidenti è più alta e dove le richieste di prestare attenzione e di prendere decisioni sono più elevate.
I nuovi studi non intendono comunque affermare che i guidatori anziani siano bravi come i giovani. La percentuale di perdite cognitive a cui vanno incontro “fisiologicamente e normalmente” influisce inevitabilmente in maniera negativa sulla performance di guida. Il fatto di riscontrare percentuali più alte di incidenti per chilometro a carico delle persone anziane riflette in realtà quelle che sono le loro tipiche abitudini di guida.
Guidano anche più lentamente, con una minore aggressività e, inoltre, molti decidono spontaneamente di non guidare di notte o quando il traffico è più intenso, situazioni cioè dove classicamente la percentuale di incidenti è più elevata. In situazioni che richiedono più attenzione, vista migliore e risposte veloci, i guidatori anziani sono in ogni modo svantaggiati.
È anche vero che gli incidenti in cui possono essere coinvolti gli anziani hanno delle cause predominanti, specialmente collegate all’attraversamento di incroci, svolte a sinistra, cambiamenti di corsia. Tendono a compiere maggiori errori di guida in aree congestionate dal traffico, e dove è richiesta una maggiore e più rapida comprensione dei segnali stradali.
Altre situazioni che coinvolgono sia gli aspetti cognitivi sia quelli comportamentali degli anziani che guidano, e che sono correntemente riportati in letteratura, comprendono il fermarsi davanti a un semaforo anche se è verde, frenare improvvisamente senza un’apparente ragione, non fermarsi a uno stop, indugiare nello spostarsi da una corsia all’altra quando sopraggiunge un ostacolo, spostarsi da una corsia all’altra, interpretare in maniera errata i segnali del traffico, ecc.
D’altra parte è anche stato evidenziato che gli anziani sono in grado di mettere in atto degli atteggiamenti e delle strategie di guida compensatorie, come per esempio non guidare con il cattivo tempo, durante le ore di punta del traffico e nelle ore notturne, o evitando altre situazioni.
Deficit a cui va incontro l’anziano
Guidare l’auto è un’attività molto complessa, anche se dopo tanti anni di guida alcuni aspetti e azioni diventano automatiche. Durante un normale invecchiamento molte funzioni cognitive decadono e a un fisiologico declino si possono accompagnare malattie che obbligano ad assumere farmaci i quali, a loro volta, possono andare a interferire con le varie capacità.
Il processo di invecchiamento comprende molti cambiamenti biologici che possono avere implicazioni a lungo termine e che comunemente interessano la percezione sensoriale, la cognitività, le funzioni fisiche e psicomotorie.
La vista è uno dei meccanismi maggiormente implicati nella guida e gli anziani sperimentano un declino in questo ambito soprattutto a livello di acuità visiva e di ampiezza del campo visivo. Inoltre avvertono comunemente una minor sensibilità al contrasto, una maggior sensibilità ai bagliori e si adattano più lentamente ai cambiamenti di illuminazione. Anche la sensibilità ai rumori diminuisce con l’età, così come aumentano i tempi di reazione a un determinato stimolo.
Gli anziani, inoltre, si stancano più facilmente e possono accusare problematiche come artrosi, riduzione della massa muscolare, e altri problemi fisici che, per esempio, possono rendere difficili alcuni movimenti all’interno della vettura.
Guidare comprende molto più del semplice “guardare la strada”. I guidatori devono ricordare la direzione, controllare gli specchietti, controllare le distanze e la velocità, frenare e accelerare, inserire la freccia, accendere i fari, ecc. E proprio bilanciare tutte queste azioni rappresenta una delle cose più difficili quando si guida. Le prime volte sembra molto complicato poi diventa gradualmente quasi naturale.
Con l’avanzare dell’età tutto invece comincia a tornare difficile. Il problema, in parte, riguarda la memoria e, in particolare, uno specifico tipo di memoria, denominato “memoria di lavoro”, che comprende la capacità di passare mentalmente da una cosa all’altra senza dimenticarne totalmente nessuna, capacità che inizia ad espandersi dalla tarda infanzia.
Dopo i 65 anni, la memoria di lavoro comincia a contrarsi, così come quella parte del cervello responsabile delle funzioni “esecutive” quali, per esempio, coordinare la memoria di lavoro con i processi visivi.
Altre funzioni cognitive altamente implicate nella guida sono l’attenzione, in tutte le sue forme, e la capacità di concentrazione.
Comportamenti compensatori
Le limitazioni di tipo fisico, eventuali farmaci assunti, ecc. non conducono automaticamente a un comportamento insicuro nel traffico. Possono incidere altre caratteristiche quali la consapevolezza dei propri limiti, l’esperienza di guida e alcuni comportamenti di tipo compensatorio come guidare quando le strade sono meno trafficate o quando non piove.
La persona anziana ha la possibilità di mettere in atto questi comportamenti. Prima cosa, ha maggiori possibilità di scegliere quando mettersi in viaggio. Inoltre, solitamente, le persone anziane hanno accumulato molta esperienza di guida. La presa di coscienza, costruita negli anni, di cosa implica guidare in una condizione di elevato traffico può fornire la capacità di anticipare e prevedere situazioni potenzialmente problematiche.
Per ultimo, va considerato che le persone anziane solitamente hanno minor desiderio di provare emozioni forti e, per esempio, generalmente si limitano nel mettersi alla guida se hanno bevuto rispetto invece a quanto fanno in media i guidatori giovani. Inoltre appaiono più inclini a rispettare le norme del Codice della Strada.
Riferendosi alla tipica struttura gerarchica del compito di guida, esistono possibilità di mettere in atto comportamenti compensatori specialmente rispetto a compiti di alto livello, come quello strategico e quello tattico, quei compiti cioè dove la pressione del tempo è minore e dove, quindi, il guidatore ha abbastanza tempo a disposizione per prendere la decisione corretta.
A livello strategico (quando mi metto alla guida? dove devo andare?) il guidatore può decidere di guidare durante il giorno, in modo da evitare le difficoltà derivanti dai problemi visivi durante la notte e dalla sensibilità al bagliore.
A livello tattico (a che velocità voglio andare?) il guidatore può decidere di mantenere una maggior distanza dal veicolo che lo precede per avere più tempo a disposizione per reagire. Un’altra decisione può invece riguardare la riduzione di velocità prima di arrivare a un incrocio, specialmente se non conosciuto, e disporre quindi di più tempo per interpretare la situazione e decidere come comportarsi.
A livello operativo (come e quando sterzare, quali pedali premere), non c’è alcuna possibilità di compensare. Il guidatore ha solo decimi di secondo per decidere se sterzare o frenare. Se ha bisogno di più tempo, dovrà prendere decisioni accurate a livello tattico, per esempio mantenere una maggior distanza dal veicolo davanti, o a livello strategico, decidendo per esempio di viaggiare in momenti della giornata meno trafficati.
Affinché il comportamento compensatorio sia efficace è però fondamentale una cosa: la condizione di traffico deve essere tale da permettere al guidatore di compensare. Costruzioni o curve vicine a un incrocio, per esempio, non danno l’opportunità di prendersi più tempo per percepire correttamente, interpretare e quindi operare.
L’esperienza di guida, infine, fattore importante, può compensare le limitazioni funzionali solo fino a un certo punto. Dipende da quanto è limitata la funzionalità, dalla qualità delle funzioni mantenute e dalla qualità della stessa esperienza. Per esempio, le persone possono in qualche modo compensare la riduzione del campo visivo girando la testa. In ogni caso se anche la possibilità di ruotare la testa è limitata per problemi fisici, il tentativo di compensazione può non essere sufficiente.
Del resto, già verso i 30-40 anni le capacità di udito, di vista e i tempi di risposta, iniziano a peggiorare, mentre persone di circa 40-50 anni mantengono ancora le più basse percentuali di incidenti. Sembra quindi che la loro più ampia esperienza di guida, la maggior cautela e tolleranza nei confronti degli altri guidatori, la loro più bassa competitività, la più bassa aggressività portino vantaggi che superano in valore qualche lieve peggioramento nelle abilità.
In ogni caso, a partire dai 60-70 anni, i peggioramenti a cui vanno incontro i guidatori cominciano a sorpassare i vantaggi derivanti dall’esperienza e dal mettere in atto comportamenti di maggior cautela e, congiuntamente a un aumento della fragilità fisica, i rischi possono aumentare.
Percezione del pericolo nell’anziano
La capacità di percepire il pericolo è un fattore a cui è stato attribuita molta importanza nell’analizzare gli incidenti in cui sono stati coinvolti guidatori anziani, anche se fino ad ora esistono ancora poche ricerche in merito.
Nel contesto della guida, l’abilità di percepire il pericolo è stata definita come l’abilità degli individui di anticipare situazioni potenzialmente rischiose. È una delle poche abilità specifiche correlate alla guida che viene valutata misurando i tempi di risposta a situazioni di traffico pericoloso presentate attraverso film e video.
Come varia questa abilità tra le persone anziane che guidano? I modelli proposti finora, in merito a questo aspetto, hanno definito che il comportamento di guida può essere previsto considerando la capacità del guidatore di guidare in maniera sicura, le credenze che lui ha su di essa e la capacità di monitorarla.
Se l’abilità di percepire il pericolo è correlata alla capacità del guidatore di guidare in maniera sicura, un gruppo di ricerca (Horswill, Marrington, McCullough, Wood, Pachana, McWilliam, Raikos, 2008) ha proposto che sia verosimilmente determinata da fattori quali la cognizione e la vista. Questo porterebbe a pensare che l’abilità di percepire il pericolo nelle persone anziane che guidano peggiora con l’età, dal momento che peggiorano le abilità cognitive e la capacità visiva.
Una delle variabili che ha avuto un significativo impatto sulla performance di percezione del pericolo, indipendente da altre misure, è risultata essere la misurazione della sensibilità al contrasto e del campo visivo utile.
Quindi, se realmente la percezione del pericolo costituisce un problema per le persone anziane, cosa si può fare? Una delle possibilità è sfruttare i test sulla percezione del pericolo come uno strumento per valutare l’idoneità alla guida degli anziani. Se i risultati al test non risultano appropriati, si potrebbero sviluppare training specifici per aumentare questa capacità, che è già risultata essere modificabile attraverso interventi di questo tipo su principianti e persone con maggiore esperienza. Non è ancora stato provato su soggetti anziani.
Conclusioni
In questo articolo si è voluto delineare una prima analisi di questo fenomeno, a cui si dovrà necessariamente prestare ancora maggiore attenzione soprattutto alla luce delle previsioni demografiche presentate all’inizio.
StudioZuliani ha intenzione di approfondire ulteriormente questo tema promuovendo un tipo di ricerca che vada ad esplorare la possibilità di interventi che non definiscano l’anziano esclusivamente come “lento” e “pericoloso”, ma che rispettino la sua dignità e la garanzia di una soddisfacente qualità di vita.
Bibiliografia
Caird J.K., Edwards C.J., Creaser J.I., Horrey W.J. (2005), Older driver failures of attention at intersections: using change blindness methods to assess turn decision accuracy. Human Factors, “The Journal of the Human Factors and Ergonomics Society”, 47
Freund B.,Colgrove L.A.A. (2008), Error specific restrictions for older drivers: promoting continued independence and public safety, “Crash Analysis and Prevention”, 40
Horswill M.S., Marrington S.A., McCullough C.M., Wood J., Pachana N.A., McWilliam J., Raikos M.K. (2008), The hazard perception hability of older drivers, “Journal of Gerontology”, 4
Simões A., Pereira M. (2009), Older Drivers and New In-Vehicle Technologies:Adaptation and Long-Term Effects, M. Kurosu (Ed.)
Zagaria M.A.E. (2007), Vision, cognition, and mobility challenges for elderly drivers, “Us Pharm”, 1