di Antonio Zuliani

Didascalia

Quando guidiamo un veicolo attiviamo una serie di azioni, alcune delle quali automatiche e altre no. Se alla prima esperienza di guida potevamo aver l'impressione di essere alle prese con i comandi di un'astronave con il tempo gli stessi gesti sono diventati familiari e automatici.
Ma quando si è all'interno di un veicolo non ci si limita solo a guidarlo utilizzando gli automatismi appresi; il conducente si trova a gestire un'infinità di altri comandi e fonti di informazioni che sono predisposti per aiutarlo nella scelta della strada da percorrere (pensiamo ai navigatori), a gestire il suo benessere (climatizzatori e impianti audio) o alla conoscenza dello stato del veicolo e del suo funzionamento (medie di consumi, autonomia, ecc.). Tutti stimoli, però, che rischiano di sovraccaricare negativamente la sua attenzione.

L'attenzione che possiamo utilizzare per tutte queste attività è purtroppo di quantità limitata e se la impegniamo in azioni che ne assorbono molta, inevitabilmente, non ne abbiamo a disposizione per altre.
Certamente non tutte le attività e le informazioni di cui abbiamo parlato assorbono la stessa energia alla nostra attenzione, ma occorre essere consapevoli di questo limite affinché tutti i gesti e i dati che abbiamo a disposizione siano gestibili positivamente per la sicurezza di tutti.

Per riprendere una felice immagine proposta da Kahneman (2011) se ci apprestiamo a svoltare a sinistra in una strada trafficata siamo in grado di calcolare quanto faccia 2x2, ma non certamente 17x24 senza rischiare un incidente.
Come hanno sperimentalmente dimostrato Middlebrooks e colleghi (2017) quando il cervello si trova a gestire troppe informazioni agisce come una sorta di setaccio trattenendo solamente quelle che ritiene più importanti. Il problema è che, di fronte a tante informazioni, il cervello può non riuscire a gestirle contemporaneamente e fatica a distinguere quelle più importanti da quelle secondarie. Il passare continuamente dall’una all’altra arriva a peggiorare il suo livello di efficienza rendendo sempre più lenta questa operazione.

Tutto questo perché nessuno è veramente multitasking, ovvero in grado di gestire contemporaneamente dati e azioni tra loro diversi.
Solo il 2,5% della popolazione può dirsi multitasking, tutti gli altri in realtà non fanno altro che spostare velocemente la propria attenzione da un obiettivo a un altro. Così velocemente da non percepire questo stacco, che pur esiste e costa fatica, tanto che se si è pressati dal tempo questo compito diventa particolarmente faticoso (Monsell, 2003).

Ora noi non sappiamo esattamente quale è il livello oltre il quale subentra questo stato di confusione perché dipende da molti fattori, quali il livello di stanchezza, lo stress, le condizioni esterne della strada e il comportamento degli altri guidatori. Ecco perché è meglio essere prudenti e non sovraccaricare troppo la nostra attenzione, perché anche sono un istante di disattenzione può essere fatale.

 

Bibliografia
Kahneman D. (2011), Pensieri lenti e veloci, Mondadori, Milano, 2011.
Middlebrooks C. D., Kerr T. & Castel A. D. (2017), Selecrively Disracted: Divided Attention and Memory for Important Information, Psycological Sciece, 28 (8), 1103-1115.
Monsell S. (2003), Task Switching, Trends in Cognitive Science, 6, 134-140.

Pubblicato 13/11/2018