di Antonio Zuliani

Didascalia

Quando in autostrada c’è un incidente che provoca lunghe code, spesso anche nella carreggiata opposta succede la stessa cosa (fenomeno chiamato rubberneck effect) a causa di guidatori che rallentano o si fermano per guardare. Questo determina una turbativa nel traffico e la possibilità che, a causa della distrazione provocata dalla curiosità, si innestino altri incidenti.
Le persone si chiedono “cosa è successo?”, “ci sono feriti?”, e magari cercano con lo sguardo il lampeggiante dell’ambulanza o della polizia per arrivare a farsi un’idea dell’accaduto.
Perché siamo indotti a comportarci in questo modo? Perché siamo sempre attratti da questi incidenti? Perché ci piace guardare quello che più temiamo nella realtà? Perché esiste il fenomeno dei cosiddetti turisti delle catastrofi?
Certamente ci sono persone più affascinate di altre da questi scenari, ma le ragioni generali che producono questo comportamento sono sostanzialmente due.
In primo luogo provare un senso di sollievo, più o meno consapevole, per vedere una situazione di sofferenza e dolore senza esservi direttamente coinvolti: apprezzando la personale integrità fisica a fronte delle sofferenze altrui.
Assistendo all’evento, ognuno di noi può identificarsi attraverso un confronto sociale verso il basso con quello che è accaduto, in qualche modo parteciparvi, senza però esserne personalmente coinvolto. Si tratterebbe secondo Philip Stone, del Black Tourism Research Institute, di un processo mentale che porta ognuno di noi al pensiero della propria morte attraverso quella degli altri.
Vi è poi un significato legato al processo di apprendimento: osservare cosa accade agli altri, anche in situazioni drammatiche, ci consente di prepararci a vivere eventi simili. In qualche misura è quello che accade di fronte a un film catastrofico: possiamo vivere le emozioni dei protagonisti, preparaci a vivere gli stessi scenari, chiederci come ci comporteremmo noi in quelle circostanze. Il tutto senza pagare le conseguenze: davvero impagabile.
D’altra parte sperimentare emozioni come l’ansia e la paura in una situazione tutto sommato sotto controllo, permette realmente di imparare a non esserne sopraffatti.

Pubblicato 25/09/2019