LA RAPPRESENTAZIONE MENTALE DELL’INCIDENTE STRADALE NEL BAMBINO E PERCEZIONE DEI PERICOLI STRADALI
di Michela Stivanello/da PdE Studio Zuliani - Rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all'ambiente
Il bambino non è in grado di comportarsi correttamente di fronte al traffico, fonte per lui di panico. Nei bambini infatti, la percezione degli incidenti e dei pericoli stradali è diversa da quella dell’adulto. L’impulsività, il bisogno di muoversi, l’istinto di imitazione sono soltanto alcuni tra i problemi di fondo del comportamento dei bambini sulla strada.
Anche se i bambini fanno attenzione al traffico, spesso non sono in grado di comportarsi correttamente, perché il traffico è così complicato che li spaventa producendo un senso di panico.
In una ricerca, dedicata allo studio di tale processo psichico, fu chiesto a un campione di 60 alunni, di età compresa tra i 7 e i 10 anni, di disegnare un incidente stradale, di descriverne uno al quale avevano assistito e di riflettere sui pericoli percepiti nel traffico stradale. Parteciparono alla ricerca anche i genitori, impegnati nella compilazione di un questionario che valutava la consapevolezza dell’adulto riguardo alla percezione di incidenti e pericoli stradali del bambino.
Il primo fondamentale risultato di questa indagine fu quello di aver dimostrato che, a partire dai sette anni di età, le problematiche relative agli incidenti e ai pericoli stradali non sono affatto ignorate dal bambino, ma sono vissute in modo articolato. Un indice del fatto che i bambini non sono passivi di fronte a questo tipo di esperienza, ma cercano di comprenderla ed elaborarla, è costituito dalle definizioni e dai disegni, più o meno originali, con i quali cercarono di descrivere l’incidente stradale.
Riportiamo alcune tra le più originali definizioni: “Qualcosa che succede sbagliando, si corre velocemente, si sbanda e si va addosso a qualcosa”, “Quando la gente muore, si fa male, si rompe le ossa e le macchine si distruggono”, “Due macchine che si scontrano e fanno scintille, prendono fuoco, esce fumo dal motore”.
Il secondo risultato riguardò gli atteggiamenti e le emozioni che l’incidente stradale suscitava nel bambino.
Le reazioni più comuni risultarono essere la paura, la preoccupazione, ma anche la curiosità, il desiderio di avvicinarsi per guardare più da vicino e quindi il bisogno di “capire”. L’alta percentuale (46%) di bambini affermò di aver rivolto ai genitori diverse domande per aver chiarezza sulla dinamica dell’incidente, dimostrando il loro bisogno di dialogare con l’adulto e di non essere lasciati soli con le loro riflessioni in balìa degli stimoli provenienti dal mondo esterno.
Alla domanda sui pericoli stradali, infine, i bambini risposero in maniera varia e originale, dimostrandosi particolarmente attenti e sensibili alle condizioni che avrebbero potuto compromettere la loro sicurezza, non soltanto fisica ma anche emotiva. Tra i pericoli più segnalati : le macchine che corrono ad alta velocità, gli sconosciuti, la paura di perdersi, i ponti, le strade pericolose (strette, con tante buche, con fossi.)
Dalle risposte dei genitori, emerse una significativa tendenza, negli adulti, ad attribuire ai propri figli pensieri e riflessioni meno complesse di quanto essi avessero in realtà, e quindi a pensare che il figlio non si ponesse domande su incidenti e pericoli stradali. Sulla base di tali convinzioni, tesero a fornire scarse spiegazioni ai figli (come dimostrò il 41% dei bambini che affermò di non aver mai discusso con il genitore riguardo all’incidente visto insieme), non facilitando nel bambino il processo di elaborazione degli stimoli provenienti dall’ambiente esterno.