Fonte: greenreport.it – 19 ottobre 2020

Didascalia

Per i 3,5 miliardi di persone che vivono attualmente nelle città del mondo, la mobilità è una questione essenziale e legata strettamente ai loro mezzi di sussistenza, ai servizi e alla vita sociale. Ed è particolarmente cruciale nei Paesi molto urbanizzati che fanno parte dell’United Nations economic commission for Europe (Unece), dove nelle aree urbane si concentra più del 75% della popolazione, mentre nel Nord America si arriva all’80% e in Asia centrale a circa il 50%. La pandemia da Covid-19 sta avendo un fortissimo impatto sulla mobilità urbana e sta facendo emergere questioni fondamentali sul suo ruolo futuro per lo sviluppo urbano. Mentre molte città stanno raddoppiando i loro sforzi per rendere più sostenibile la mobilità urbana post-Covid, l’Unece ha realizzato, con il contributo della Federazione Russa, l’”A Handbook on Sustainable Urban Mobility and Spatial – Planning Promoting Active Mobility” per illustrare quali dovranno essere gli approcci globali della mobilità e della gestione del territorio.
Prima dello scoppio della pandemia, un po’ in tutto il mondo urbanizzato, stavano prendendo piede nuove forme di mobilità urbana condivisa e connessa che offrivano alternative pratiche e rispettose dell’ambiente. All’Unece dicono che «Benché il confinamento e lo stato di emergenza abbiano interrotto i movimenti quotidiani di milioni di persone, il passaggio a forme attive di mobilità ha ricevuto una spinta in avanti in numerose città, per esempio grazie alla creazione di piste ciclabili temporanee. Mentre numerose città cercano ormai di capitalizzare lo slancio crescente della loro transizione verso la mobilità sostenibile, per altre gli sforzi della crisi e della ripresa rappresentano una chance unica di cambiare e di “ricostruire al meglio” i modi di spostarsi della popolazione».
Il manuale, elaborato nel quadro del Transport, Health and Environment Pan-European Programme (THE PEP) di Unece e Organizzazione mondiale della sanità, riconosce i legami stretti tra le diverse dimensioni dell’urbanesimo e punta a contribuire alla politica urbana e a fare in modo che i decisori – sindaci, urbanisti, ingegneri delle infrastrutture dei trasporti – adottino un approccio multidisciplinare alla mobilità sostenibile perché «Questo è essenziale per rispondere ai bisogni delle popolazioni ed evitare l’ingorgo urbano».
Anche se la situazione varia tra le città di diverse dimensioni e tra Paesi e regioni, molte popolazioni urbane dipendono dalle auto e da altri veicoli motorizzati privati, con un forte impatto in termini di inquinamento atmosferico, sonoro e sul cambiamento climatico, visto che nell’Unione europea i trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas serra. Poi c’è la sicurezza stradale: il 42% dei 105.000 decessi registrati nel 2017 sulle strade europee è avvenuto in città. Il danno economico annuale causato dai ritardi nei trasporti passeggeri e merci dovuti agli ingorghi equivale a circa 100 miliardi di euro, più dell’1% del PIL Ue. «Rendere i sistemi di trasporto urbani più ecologici e più efficienti presenta quindi dei vantaggi importanti: per la salute, il clima e la prosperità delle città – dice l’Unece – e può permettere una ripresa sostenibile dopo la crisi del Covid-19».

Pubblicato 19/10/2020